Recensione dell’horror movie “Il folletto ultra-cis”
Questa settimana siamo andati al cinema a vedere l’ultimo film sul Somm* Poet* nativo della Sorrento tutta sole e mare! Tuttavia, prima di cominciare la nostra frizzante recensione, dobbiamo dirvi che questa volta il Cinema Torquato Tasso’s Transsexual Option ci ha un po’ delusi a causa della mancanza dei soliti popcorn arcobaleno a forma del bel visetto del nostro caro amico sorrentino.
Il film è durato circa sei ore e mezza, di cui ben ottantotto minuti di pellicola. La trama è semplice quanto funzionale allo spavento programmato via jumpscare a causa di qualche ortodossia cis volutamente di troppo: ad inizio pellicola infatti Torquato Tasso, come magari i maggiori appassionati della ritrattistica dei suoi piedi sanno già, si trova nell’Ospedale di Sant’Anna a causa di una presunta infermità mentale, seppure il film faccia intendere che la scelta di rinchiuderlo del duca Alfonso II d’Este sia collegabile alla volontà di segregare il lato satiresco del poeta (approfondito anche nello splendido cortometraggio “Leg-GBTQ+ Movie: l’amore di un poeta e del suo carceriere” del 2021 del regista scandinavo Concetto Copenaghen). La trama poi evolve molto rapidamente, tra bellissime e azzeccatissime canzoni dei Bee Gees e dei Village People, facendosi piuttosto dark chocolate: difatti il Tassino comincia a essere perseguitato da visioni (ma lo sono realmente?) riguardanti un piccolo folletto, vero e proprio rivale oscuro e malvagio del nostro eroe. Così si dà il la a un teatro d’ombre e poche luci in cui il Somm* Poet* si barcamena cercando di eliminare l’acqua che piano piano sale fino al suo fragile collo di cigno d’alabastro. Il folletto dagli orridi denti, però, continua per una buona ora ad assalire Torquatino fino allo scioglimento finale; letteralmente, visto la presenza di latte, biscotti, una guardia (troppo somigliante al duca…) con in braccio un Tasso vestito da principessa ferrarese.
Ma dove sta il terrore che attanaglia lo spettatore fino agli ultimi minuti? Esatto! Il folletto attacca il Poet* dove è più forte, vale a dire nella sua identità. Così tra un incubo e l’altro il folle folletto tenta di insinuare nella mente del Tasso tentazioni cis, tra vergini bellissime (prive di pene!) e donne mature ma sensuali pronte a fargli, come si diceva nell’epoca scorsa verso le proprie zie e le vicine di casa più opalescenti, “da navi scuola”. L’essere mostruoso, e questa è la scena peggiore, da veri cuori forti, mette alla prova definitivamente Torquato Tasso, quasi come se fosse uno spartano alle Termopili: il nano aberrante maleficamente sostituisce i vestiti da donna del Poet* con degli abiti maschili, invitandolo a provarli, “magari ti piacciono, tu che sei stata a lungo femmina da piazza disonorata” (con una citazione a dir poco sottile da una lettera tassiana recentemente ritrovata indirizzata allo Scalabrini). Ma il Tassino resiste, resiste a lungo, infine li brucia insieme al folletto, dopo un’asprissima lotta (anche se eroticamente conturbante), nei locali più bui dell’Ospedale, vale a dire le fornaci costruite per cuocere i lunghi, succulenti pani sfornati dai carcerati, e con cui l’intera Ferrara si nutre.
La regia di Delia Dalì, pronipote dell’ahimè più celebre Salvador, si è superata un’altra volta con questa pellicola cinematografica. La maestria con cui la regia si muove è inenarrabile, per cui invitiamo tutti i lettori a vedere questo capolavoro, che noi tutti qui del sito riteniamo essere migliore di “Apocalypse Now”. La fotografia sa di kebab alle due del mattino, per usare una metafora presa in prestito da Samir Discute, noto collaboratore esterno, nonché opinionista di spiccata sensualità ed efficacia dialogica. La musica, come si è detto, azzeccatissima! Tra le prove attoriali spiccano quella di Remoto Pleretta, che impersona magistralmente il folletto cattivo (che mimica facciale!), e ovviamente quella di Lucio Lucia Chiarodimonte, attor* che veste i panni del protagonistA Torquato Tasso.
Auguriamo a tutti coloro che hanno partecipato alla produzione l’Oscar, nonché un sentito grazie per aver finanziato la nostra pagina web, i biglietti per il film e la cena successiva!
P.S. Delia, hai dimenticato da me il tuo strap-on!