L’intenzione del seguente articolo è quella di mettere in luce la storia dell’attenzione nazista nei confronti dell’intellettuale rinascimentale Sperone Speroni. La nascita di questo interesse, in particolare, è collocabile intorno al marzo 1944 presso l’abbazia di Montecassino. Non essendoci ancora una larga bibliografia sull’argomento, si è obbligati a fare pochi rinvii alla produzione scientifica coeva; nonostante questa difficoltà di ordine scientifico, parrebbero, comunque, ormai assodati i fatti registrati.
È noto che l’esercito tedesco avesse la volontà (in comune accordo con la comunità di religiosi che ivi risiedeva) di trarre in salvo a Roma il maggior numero possibili di codici e di opere d’arte presenti nell’abbazia del basso Lazio. Ciononostante, alcuni di questi manoscritti rimasero presso il sito benedettino, insieme anche ad alcune fondamentali opere d’arte dell’VIII secolo, come per esempio La Resurrezione di Cristo dell’anonimo lucano [1] . Il motivo è presto detto, dal momento che fu proprio il celebre quanto scellerato bombardamento di febbraio del monastero la causa che interruppe le operazioni di salvaguardia del patrimonio artistico, presto sostituire dall’occupazione della cima della collina da parte degli uomini della X armata della Wermacht capitanati da Heinrich von Vietinghoff.
Per quanto riguarda l’argomento che interessa a noi, stando alle ultime scoperte d’archivio [2] , il generale tedesco si recò insieme al suo feldmaresciallo, il generale Albert Kesselring, presso l’Abbazia, circa a mezzogiorno del 25 marzo, per ispezionarne le difese. Presso la corte centrale, così almeno secondo il Sermonti e le dichiarazioni che lo studioso raccolse dai soldati tedeschi che riuscì ad intervistare, i due massimi comandanti della linea Gustav notarono che i propri soldati, in un momento di distensione, scherzavano tra di loro chiamandosi con un nome che non poteva che apparire come bizzarro, inusuale agli occhi di un tedesco nato in fine di XIX secolo; quello dello Sperone Speroni, nome che pare essere comparso sotto gli occhi dei soldati tra un dorso di codice e l’altro. Il Kesselring, essendo, come si sa, figlio di un accademico dell’alto Reno, il celeberrimo Franz Kesselring [3] , aveva qualche lieve conoscenza dell’età dell’oro del territorio da poco occupato dalle truppe naziste e, dunque, gli fu facile comprendere velocemente a quale personaggio appartenesse il nome da poco citato. Così, incuriositi, i due si avvicinarono al gruppo di soldati in pausa e scoprirono che il motivo del gioco era semplice se non addirittura curioso: il segreto stava nel significante, o quanto meno in una figura di suono; il nome, infatti, iniziava per ben due volte con /s/. Per questo motivo, all’apparenza futile, i membri della Wermacht si apostrofavano tra di loro in tono scherzosamente offensivo, poiché la doppia /s/, ai loro occhi, significava Schutzstaffel, ovvero l’organizzazione paramilitare del Partito Nazionalsocialista Tedesco, organo armato concorrenziale all’esercito tedesco regolare. Si sa bene dei notevoli e generalizzati attriti tra i due veri e propri eserciti, i primi membri regolari delle forze armate, i secondi politicizzati e fedeli al partito, eppure di forme di canzonature se ne trovano ancora poche in archivio; da ciò deriva l’importanza della riscoperta del diario, ritenuto disperso, dell’ufficiale della X armata Ritter De Klaus, in via di pubblicazione nel 2023 presso Editore Free Will (che non si finirà mai di ringraziare per l’invio dell’anteprima), in cui viene confermata l’esistenza della vicenda di Montecassino così come qui narrata. È interessante, dunque, anche lo studio di A. Blanck, il quale ha dimostrato che la formula Sperone Speroni fosse presente nelle Ardenne già nel gennaio 1945 [4] , a testimonianza della velocità di trasmissione delle innovazioni linguistiche, nonché della degenerazione complessiva dell’ormai insostenibile rapporto tra esercito regolare e SS. Stabilita la diffusione della formula offensiva, che secondo F. Georgevich ha un significato racchiuso all’interno della sfera semantica compresa tra la stupidità e la ferrea obbedienza [5] , diventa probabilmente notevole la famosa testimonianza del generale tedesco Heinz Guderian data a Norimberga il 5 novembre 1945, per cui l’esercito aveva semplicemente combattuto, tra l’altro mantenendo il comportamento etico standard della guerra moderna, mentre erano state le SS a perpetrare i crimini di guerra, tesi poi diventata fondamentale per assecondare il mito della Wehrmacht come corpo militare apolitico ed incolpevole rispetto agli efferati e numerosi misfatti nazisti. Finalmente, per merito di questi recenti studi, si può dare il giusto significato al lapsus che il Guderian ebbe, il quale ormai si può definire più che volontario poiché finalizzato ad indirizzare i presenti verso la propria idea falsata, seppure sfortunatamente non colto a causa dell’ignoranza dell’uditorio nei confronti del Rinascimento italiano: “la Wehrmacht non ebbe colpa se non quella di combattere per uno stato totalitario ed omicida, furono le Schutzstaffel, volevo dire l’incolpevole Sperone Speroni, a scegliere di combattere per uno stato totalitario ed omicida”. Come si sa, per sorte (lo fu davvero?) cadde l’inchiostro sopra quest’ultima frase; non a caso, soltanto con le ultime scoperte in campo scientifico è stato possibile recuperare l’intero discorso del generale [6] .
Questa breve ricognizione si chiude con la speranza di chi scrive che si possano approfondire gli usi della formula Sperone Speroni quanto meno presso i circoli neonazisti altoatesini indipendentisti degli anni Settanta e Ottanta (e, quindi, forse, della sua trasformazione in complimento e forma di saluto amichevole?), nell’attesa di nuovi ritrovamenti, siano essi di stampo archeologico o di coniazione contemporanea.
1 [1] Così almeno secondo A. Wolf in Seconda guerra mondiale: un’immensa tragedia per l’Arte, Lupus Lupi Editori, Roma, 2004.
2 [2] V. Sermonti, Montecassino e i nazisti. Una storia segreta della letteratura italiana rinascimentale, Editore Polpo, Favignana, 2022.
3 [3] Per un’introduzione all’opera si veda G. Pletta, Il Rinascimento italiano di Franz Kesselring, Enautica, Milano, 1962. Per conoscere, almeno in breve, il difficile pensiero del tedesco sia sufficiente una qualsiasi edizione del suo fondamentale Rinascimento come neoplatonismo del 1890.
4 [4] A. Blanck, Nota sugli usi linguistici della Wermacht durante la Battaglia delle Ardenne, Oxford Non-University Press, Noxford, 2023.
5 [5] F. Georgevich, L’uso sovversivo delle parole da parte della Wermacht durante la Seconda guerra mondiale, Gregory, Varsavia, 2022.
6 [6] B. Tomma, Che cosa disse veramente Heinz Guderian il 5 novembre 1945 a Norimberga?, Aristote Edizioni, Bari, 2012.